“Come molti giovani – racconta Paolo – sono interessato a provare cose nuove e, consigliato da un amico di famiglia che agli inizi degli anni duemila aveva coltivato il mais dolce in provincia di Cuneo, ho deciso di dedicare parte delle mie risorse alla questa coltivazione. Avevo bisogno di una varietà da alternare annualmente ai fagioli borlotti nei campi e, questa scelta mi è sembrata particolarmente azzeccata per molti motivi. Si tratta di una produzione che negli ultimi anni ha iniziato a riscontrare sempre maggiore successo essendo alla base di alcuni piatti di cucina vegana ed essendo una componente importante di ricette della tradizione africana e sudamericana. Si tratta di una pianta decisamente robusta e amante del caldo che, durante il periodo estivo e con un’adeguata irrigazione, cresce bene alle nostre latitudini e non necessita di cure particolari. Il mais dolce è molto ricco di fibre, vitamine ed antiossidanti. Normalmente le pannocchie di mais dolce vengono consumate dopo essere state grigliate o abbrustolite sulle braci, salate e ricoperte di burro o formaggio fuso, ma possono essere anche utilizzate per la preparazione di conserve in barattolo. Lo scorso anno mia nonna, dopo aver sgranato molte pannocchie, ha fatto bollire i chicchi in acqua salata e li ha posti in vasetti sottovuoto. Per tutto l’inverno abbiamo potuto gustare il mais in ‘scatola’ preparato dalla nonna”.
