“Quest’anno è andata bene, abbiamo avuto un momento di
preoccupazione per la siccità, perché è piovuto ovunque in valle tranne a
Sambuco, le nuvole ci giravano attorno. Poi questo è un posto che secca
velocemente, c’è sempre vento. È piovuto poi la settimana scorsa. Le capre
hanno avuto abbondantemente da mangiare. È stata una lattazione un po’ più
bassa rispetto all’anno scorso perché siamo cascati su una partita di fieno non
ottima, quest’anno, e quando parti male tirarla su è difficile E poi abbiamo
avuto il problema dei capretti che quest’anno erano tantissimi: non trovavamo
dove venderli quindi poppavano e quindi il latte era meno per quello. Ora devo
trovare dove mettere quest’inverno tutte le femmine. Sto costruendo una stalla
nuova, ma non è finita e non ci stanno già più nella stalla nuova. Adesso sono
190 capre. Nel mio progetto iniziale dicevo di non volerne mai più di 40…
Questo vuol certamente dire che vendo i formaggi, ma sta cosa della carne è da
risolvere, non si può andare avanti così. L’unica cosa che si può ancora
tentare è la vendita diretta. Con i nostri numeri noi non riusciremmo mai ad
ammortizzare le spese di un macello. Quello che pensavo, se ci spostiamo laggiù
come caseificio, nel caseificio vecchio rimane la stagionatura, il punto vendita
e potrei aggiungere un frigo e vendere solo carne confezionata, non avere
laboratorio, perché non è neanche una cosa che sarei in grado, né mi piacerebbe
fare. Vorrei avere dei tagli sottovuoto, farmi mettere tutto già confezionato
dal macello. Questa è un po’ l’idea. È un po’ di anni che gira in testa poi
siamo un po’ demoralizzati perché ogni cosa che fai ci vogliono vent’anni ad
ammortizzarla. Però anche passare sotto commercianti… ti danno veramente una
miseria quando poi in realtà sul banco il capretto costa sempre uguale. Non li
capisco tanto questi giochi.
Qual è la relazione di un pastore con i lupi? Io spero di non vederlo mai.
Facendo tutti gli scongiuri io l’ho visto un sacco di volte, ma mai mentre ero
con le capre. Noi negli ultimi anni abbiamo uno stuolo di cani e centinaia di
problemi con i cani perché il cane anti lupo è un cane aggressivo e tutti si
lamentano. A me questo mi fa anche incavolare parecchio perché dicono che sono
cani aggressivi: ok è un cane che tu metti a protezione del gregge, c’è un
motivo per cui non metti un Labrador o un Barboncino, certo un cane che ha il
coraggio di buttarsi contro un lupo è un cane che ha una certa aggressività, se
no non serve a niente. Noi non abbiamo avuto attacchi dai lupi, certo ci starà anche
che siamo sempre con le bestie, ci sarà anche una buona dose di fortuna, tutto
quello che vuoi, però se finora non ne abbiamo avuti è perché abbiamo i cani.
Le persone si lamentano perché sono cani difficili da gestire: in estate quando
c’è gente dappertutto, ci siamo anche noi perché devi pascolare e saltano fuori
problemi: io personalmente con i miei cani ho dei grossissimi problemi quando
incontro qualcun altro con un cane. Poi ti dicono che non sono addestrati, sì,
ma come li addestri a capire che quello è un cane, non è un lupo: per loro
niente si deve avvicinare al gregge. È chiaro che dove ci sono i pascoli ci
sono anche i sentieri, secondo me le soluzioni devono arrivare dall’alto. Una
cosa che a me sembrerebbe tanto semplice, ma vedo che mai nessuno l’ha messa in
pratica, è visto che i nostri dati sono comunicati all’inverosimile cioè quanti
capi abbiamo, quanti cani abbiamo, il microchip dei cani, dove siamo, quando ci
spostiamo, dove andiamo, cioè fate un’app, un sito dove sono segnati gli alpeggi
con la presenza dei cani da guardia e forse lì chi ha i cani non ci deve
andare. Come noi non possiamo mai lasciare i nostri animali perché c’è il lupo,
i turisti dovranno anche accettare che coi loro cani dove ci sono delle greggi
non ci possono andare. Mi spiace però tutti abbiamo dovuto cambiare qualche
cosa. Però come sempre l’opinione pubblica verso chi fa il nostro lavoro è
sempre bella pesante e chi dovrebbe semplicemente spiegare perché ci sono
questi cani e qual è il loro comportamento, che secondo me sono le associazioni
di categoria, visto che paghiamo, chiaramente, come sempre, tacciono.
Da quando ho iniziato sono sicuramente contenta, non mi lamento, le vendite
sono andate bene. Ad agosto nel punto vendita non vendevamo più la toma perché
non ce n’era più e dovevamo comunque continuare i mercati perché quelli li fai
tutte le settimane da quando inizi a quando finisci, è la nostra vendita
principale. Su quello è andata bene, poi c’è sempre casini, mancanza di
manodopera, noi passiamo almeno sei mesi all’anno che non è una vita, ci sono
troppe cose cui devi stare dietro e oggettivamente a un certo punto non è più
possibile: gli animali, il pascolo, la produzione, la vendita, i mercati, la
parte burocratica – che poi alla fine noi è quello che facciamo peggio”.