“ Al mattino – ci spiega Riccardo – mi alzo alle 4:15, avendo Roberta da portare a scuola. Prendo il caffè, poi devo andare veloce nella stalla, devo far scendere il letame, dare il fieno. Tutti i giorni tranne il sabato e la domenica che mi alzo verso le 5:30. Mentre le mucche mangiano il fieno, tolgo il letame, lo porto fuori nel rimorchio poi devo di nuovo fare il secondo viaggio di fieno e, se ho i vitellini, li metto sui piani dei vitellini poi mungo, pulisco la stalla e questo mi va più o meno fino alle 6:50. Porto Roberta a scuola a Caraglio: facendo 4 viaggi come faccio io sono più o meno 100 km al giorno poi vengo su, devo lavorarmi il latte, girarmi i formaggi, ne ho fino a mezzogiorno. A mezzogiorno mangio un panino poi devo partire perché Roberta arriva a Caraglio verso le 14. Alle 14 devo farmi un po’ di legna, fino alle 16, vado un po’ con mia moglie e Roberta a fare un po’ di legna perché qui la legna costa, poi vado nella stalla e ne ho di nuovo fino alle 19.30/20. Di nuovo c’è da togliere il letame, dare il fieno, se c’è vitellini metti i vitellini, se non c’è i vitellini devi mungere, finisco sempre più o meno alle 20/ 20.30. La mia giornata passa così, salvo imprevisti, che poi c’è sempre qualcos’altro da fare. In questi giorni c’è stato il vento che mi ha portato via la tettoia della legna, ha fatto dei disastri, ma questa è la vita normale, se non capita niente. È una vita faticosa, diciamo che non rende più, ci sono troppe spese, troppa burocrazia, troppi controlli, troppe cose da fare, la gente si stufa. Adesso ho 54 anni, è una vita che faccio così, sono 18 anni che porto le mie figlie da Castelmagno a Caraglio tutti i giorni neve non neve, ghiaccio le ho sempre portate, per fortuna che ho una Panda vecchia, metto le gomme chiodate davanti e dietro quando nevica e parto un po’ prima sperando che non c’è niente per la strada. Partiamo già prima perché, come l’altro giorno, ci siamo trovati una pianta in mezzo alla strada: allora scendi dalla macchina, pulisci la strada, perché passo prima io dei cantonieri. Non è semplice neanche lavorare latte, fare i formaggi, la giornata è sempre molto impegnativa. Sopravviviamo: comprare il fieno costa caro, tu calcola che 10 balle di fieno, poco poco ci vanno 700 € con viaggio compreso: è caro, a me 10 balle di fieno mi fanno si è no 15 giorni, 20, dipende un po’ come sono le balle e comunque la spesa è quasi 10.000 € all’anno di fieno: non puoi permetterti. Io vedo soltanto che l’agricoltura quando hai vitellini valgono poco, le mucche le vendi e prendi poco, le compri e costano tanto, è un casino, sei qua che boccheggi, cerchi di tirare avanti giorno per giorno sperando che non capiti niente. Io penso che i miei formaggi sono tutti belli, io non do mangimi alle mucche, solo fieno, e poi le tratto bene: i formaggi sono belli, solo che ci sono troppi che vendono formaggi: io ne produco due o tre al giorno di 1,5 kg caduno, dipende, però c’è crisi anche lì. Il mio formaggio è buono intanto perché io ho sempre lavorato con i margari, da quando avevo 15-16 anni, per aiutare la mia famiglia, quindi gente che ha sempre fatto formaggi e mi hai insegnato più o meno i segreti di qua e di là. Poi io ho un po’ imparato da mio papà e mia mamma e poi mi sono sempre perfezionato. Io cerco sempre di fare il meglio possibile, quello che faccio lo faccio con impegno, mi piace fare i formaggi, poi mi invento anche le cose, i nostralini, nostrali. Io ho la R sopra il formaggio, perché il marchio non lo voglio prendere. Le mie mucche sono tutte perfette hanno tutte il latte a posto. Io il formaggio lo guardo bene, lo lavoro, guardo anche la temperatura a far maturare la tuma. È tutta una catena, una cosa tira l’altra e io cerco sempre di farlo meglio possibile”. Oggi, quando metteremo in tavola il formaggio a grana rotta di Riccardo, pensiamo tutti almeno un momento al lavoro che Riccardo e la sua famiglia fanno in quella montagna così lontana dal nostro vivere. E magari questa storia è da leggere ai bambini.