“Io non sono un vero trifulau – ci racconta Stefano – per me andare a cercare il tartufo bianco d’Alba è un discorso molto emotivo, non è una cosa razionale, perché è un po’ nel mondo della magia.
Il trifulau è una figura che va di notte, con la lanterna, che agisce in modo un po’ misterioso, che non deve farsi vedere dagli altri, non deve dire dove va, perché c’è questa diceria che il tartufo bianco d’Alba sia sempre lì, alla stessa ora, ogni anno, e allora c’è tutto questo alone di mistero.
Poi c’è il rapporto con il cane: i cani da tartufo sono cani da lavoro, sono super concentrati su quello che fanno e il lavoro/gioco è la ricerca del tartufo.
Quindi il bravo trifulau, gli insegna a cercare il tartufo. Magari lo abitua nel cortile di casa sua, con le marche, dei pezzi di tartufo brutto, marcio, vecchio che si nascondono per far andare il cane a trovare il tartufo bianco.
Col cane, quando sei nel bosco in cerca del tartufo, hai una sensazione completamente diversa, perché i suoi sensi sono iper dilatati, grazie a loro è come se tu percepissi attraverso i loro sensi, perché in base a come si muove il cane, a come gira lo sguardo, a come tiene l’orecchio, la coda, il naso eccetera, tu hai un sacco di indicazioni su quello che c’è intorno a te, nel raggio di quasi un centinaio di metri.
Il trifulau, con il cane, vive questa simbiosi, come di avere i sensi e l’istinto molto forti.
E questo ti dà un sacco di energia mentre cammini nel bosco, amplifica la magia, perché qualunque cosa, una foglia che cade, una luce, un profumo un po’ strano, un rumorino, sono veramente amplificati non dalle tue orecchie, ma da quello che percepisci interiormente.
Quando hai trovato un tartufo non sai ancora com’è, se è buono o magari un po’ marcio, non sai quanto è grande, quindi devi essere come un certosino, come un restauratore quando pulisce con il coltellino.
Più è grande, più è difficile, chiaramente; dai la paga al cane, lo ringrazi, lo abbracci, poi quando è tranquillo cerchi di capire cos’hai sotto.
Ti metti pian piano e pulisci il tartufo, cerchi di capire quanto è grande, che giri fa per non romperlo, inizi pian piano a pulire con un coltellino, poi quando cominci a capire, più o meno, la dimensione, con il raspino inizi a scavare intorno.”
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